La Psicologia dell’alimentazione: cosa, come e perché

A cura dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Come psicologi non ci occupiamo solo di problemi o disturbi psicologici.  Gli psicologi si occupano di comprendere “cosa e perché” le persone fanno quello che fanno.

Per quanto riguarda il cibo le cose sembrerebbero facili e scontate. Mangiamo per sopravvivere, come tanti altri esseri viventi.  A differenza di altre specie, però, sembrerebbe che le cose non siano proprio così.

Il cibo per noi è importante, certo. Garantisce la soddisfazione del bisogno di nutrizione, ma lo utilizziamo per tante altre cose; questa è la vera differenza tra noi e il mondo animale.

Dedichiamo al cibo molta più attenzione di quanto dovremmo e lo colleghiamo a tanti altri contesti. Mangiamo per festeggiare e mangiamo per “stare in compagnia”.

La maggior parte degli eventi sociali sono collegati al cibo e diamo al cibo un ruolo centrale nella nostra esistenza umana al punto che lo utilizziamo anche per placare delle emozioni che non riusciamo a tollerare.

Così è facile che si mangi anche per noia, rabbia, solitudine e tristezza. E’ evidente che tutto questo ci porti a mangiare più di quello che dovremmo.

Il complesso ruolo sociale e psicologico che abbiamo associato all’alimentazione ha reso difficile distinguerla dalla sua importanza biologica.

Chiaramente, se mangiamo popcorn al cinema o quando ci annoiamo non siamo spinti da un bisogno biologico né da una “fame fisica”.

Quando questo avviene, quando mangiamo non per fame fisica, ma per tutti gli altri stimoli, il nostro corpo ingrassa. Ci facciamo delle domande e, tra quelle più frequenti, ci chiediamo:

“perché non riesco a raggiungere il peso che desidero? Perché è cosi difficile per me perdere peso? Perché mi sembra di non riuscire a controllare la mia alimentazione ed a seguire una dieta? Perché faccio quello che non dovrei fare? (mangiare cibi che non posso?)

In alcuni casi le difficoltà incontrate hanno come svantaggio solamente  una questione estetica (vorrei avere un aspetto fisico diverso o un peso corporeo inferiore, un corpo più magro). In altri casi, le cose sono più complesse e le conseguenze, per non essere riusciti a controllare quanto e cosa mangiare, più dannose. è il caso di persone che devono assolutamente seguire una dieta di “esclusione” (vedi la malattia celiaca) oppure di persone obese che, a seguito di un intervento chirurgico, devono comunque cambiare la loro alimentazione.

Un discorso a parte è quello dei “Disturbi dell’Alimentazione e della nutrizione”, nei quali la “normale dieta” si trasforma in un’ossessione portata avanti con successo (anoressia), con alternanza (bulimia) o con totale in successo (disturbo di abbuffata compulsivo). In questi casi, più complessi, ci troviamo di fronte a veri e propri disturbi, ma sempre collegati alla cattiva gestione del cibo, con conseguenze evidenti sul peso corporeo.

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