Dopo anni di difficili discussioni e mediazioni fra tutte le parti interessate, la disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico e pedagogista viene normata inserendo con un “blitz” dentro la Legge di Bilancio un emendamento che riconosce che una serie di attività in ambito formativo siano competenza tipica di chi completa un percorso universitario nei corsi di laurea afferenti ai campi dell’Educazione e della Formazione, escludendo da tale ambito di attività chi ha conseguito altri titoli, come ad esempio gli psicologi, senza in alcun modo fare salvi i diritti dei soggetti già operanti con contratti, spesso precari, nel campo dell’educazione.
L’applicazione di tale norma metterebbe pertanto in grave pericolo le posizioni professionali di oltre cinquantamila professionisti che già oggi lavorano, magari da molti anni, con le diverse tipologie di contratti a tempo determinato nel campo dell’educazione e della formazione, originando un danno sia per i lavoratori che per i cittadini a cui verrebbero tolte competenze consolidate in un ambito tanto delicato.
Temi cruciali come l’educazione e l’organizzazione delle professioni impegnate in questo contesto non possono essere affrontati con fretta e superficialità.
Da anni è in atto un dibattito legislativo frutto di un confronto anche scientifico, entrambi cancellati con un emendamento presentato a poche ore dal voto sulla legge di Stabilità.
La laurea in Psicologia / Scienze e Tecniche Psicologiche ha rappresentato da sempre il primo e più importante percorso curricolare parallelo a quelli afferenti ai campi dell’Educazione e della Formazione per lo svolgimento di tutte le attività educative e pedagogiche, fornendo un contributo importante e qualificato in quest’ambito.
I dati emersi da una recente indagine condotta dall’Ordine degli Psicologi, mostrano come l’ambito psico-educativo rappresenti o abbia rappresentato l’attività lavorativa di almeno 50.000 professionisti in tutta Italia, senza contare le migliaia di studenti oggi afferenti ai Corsi di laurea in Psicologia che si stanno formando in questo campo.
Le attività proprie dell’educatore trovano ad oggi ampia congruenza e affinità rispetto alle competenze attribuite allo psicologo iscritto all’Albo B, a norma dell’art. 3 comma 1 quinquies, DL 105/2003. Allo stesso modo gli orientamenti all’educazione dei corsi di Laurea Magistrale LM51, abilitante all’Albo A, sono spesso ampiamente sovrapposti con i profili e le operatività degli stessi pedagogisti.
Non v’è alcuna motivazione scientifica alla base dell’esclusione che comportano questi emendamenti. Nei contesti educativi la formazione in psicologia ha rappresentato un profilo centrale nella creazione di equipe educative. Questo, per rispondere non soltanto ad esigenze del professionista, ma in primo luogo del cittadino che merita un servizio di qualità.
Se passasse l’emendamento oltre 50.000 professionisti che oggi prestano servizi con contratti a termine o attraverso forme di consulenza continuativa si troverebbero impossibilitati a lavorare, in aperto contrasto con l’interesse di giovani e famiglie.
L’Ordine degli Psicologi ha sempre auspicato una regolamentazione del settore, fornendo la disponibilità a partecipare all’elaborazione di una proposta organica. Questo modo di agire è però uno schiaffo in faccia ad un’intera comunità professionale e all’interesse dei cittadini.
Troviamo in particolare inspiegabile come dopo aver ben lavorato per anni al Senato per il Ddl Lorenzin nella direzione di un rafforzamento della professione psicologica (che è un rafforzamento del diritto alla salute per i cittadini), si possa con superficialità nell’altra Camera accettare un emendamento che è uno schiaffo in faccia a quella stessa comunità professionale. Come gli psicologi italiani attendono con ansia che si arrivi al traguardo del riconoscimento di professione sanitaria, allo stesso modo troverebbero irrazionale e grave che sul tema della formazione e dell’educazione le loro competenze venissero umiliate. Sarebbe un atto difficile da digerire non solo per chi lavora in questo campo, ma per tutti i centomila professionisti psicologi italiani.
Chiediamo urgentemente un correttivo che garantisca il rispetto e il riconoscimento del titolo a chi, con una Laurea e un’iscrizione all’Albo lavora da anni con competenze e standard elevati, a prescindere dalla tipologia contrattuale con cui ha esercitato.
Diversamente, il Consiglio nazione dell’Ordine degli Psicologi si riserva tutte le azioni necessarie alla tutela dei diritti e degli interessi della sua comunità professionale, ivi inclusi gli strumenti di tutela giurisdizionale di fronte a giurisdizioni nazionali e sovranazionali.