Trentacinque anni fa, dopo 21 anni di battaglie parlamentari, veniva finalmente regolata la professione psicologica. Una comunità professionale che è cresciuta in quantità, con oltre 130mila componenti, ma anche in fiducia verso la popolazione, con il +62% di richieste nel privato negli ultimi anni, e in immagine sociale. Una comunità che però oggi denuncia una situazione di non risposta e di pericolosa sottovalutazione rispetto ai bisogni psicologici della popolazione.
La mancanza di una rete psicologica pubblica impedisce la prevenzione, l’intercettazione precoce dei problemi e la promozione della resilienza, con il risultato dell’aggravarsi delle situazioni, con costi umani, sanitari e sociali molto pesanti. Sono anni che si parla di psicologo nella scuola e di psicologo di base, ma i fatti tardano a seguire le tante promesse. L’uso solo privatistico della psicologia ne fa un bene riservato a chi può permetterselo e questa è una visione miope e classista che non può essere condivisa.
La professione psicologica è una realtà viva e centrale negli interessi del Paese ed intende battersi perché i bisogni psicologici siano riconosciuti ed abbiano dignità in tutti i campi della vita umana.