23 giugno 2020 – Sintesi intervento David Lazzari – Presidente CNOP
Sono qui, come presidente nazionale dell’Ordine, a portare il contributo dei 115 mila professionisti appartenenti alla Comunità psicologica italiana.
Innanzi tutto un apprezzamento per questa possibilità di ascolto. Che giunge dopo altri importanti momenti di confronto, come quelli avuti con il Ministro Speranza, che voglio ringraziare per l’attenzione con la quale ha ascoltato le nostre valutazioni durante questa crisi.
Voglio subito dire che per un Paese, come l’Italia, così duramente colpito dalla pandemia, aver potuto contare su un Governo e su un Ministro che credono e sono in sintonia con i valori e gli obiettivi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale, è stata una risorsa fondamentale. Nella crisi si è palesata l’importanza e il valore sociale del nostro Sistema Salute, come elemento cruciale di convivenza e di giustizia sociale, oltre che di promozione della salute e di cura.
Ed è emersa l’importanza di rilanciarlo dopo anni di mancati investimenti, soprattutto nel suo mandato fondativo: non riparare solo corpi ma guardare alle persone come realtà biopsicosociali.
Io vorrei parlarvi soprattutto di una “presenza”, delle tante cose delle quali la professione che rappresento si occupa, negli ambiti più diversi, che in genere non fanno rumore ma contano e sono decisive per la qualità della vita, dovrò invece, purtroppo, raccontarvi una ASSENZA, ovvero la mancanza di presidi psicologici laddove sarebbe fondamentale fossero.
Le competenze della professione psicologica riguardano aspetti fondanti della vita: un armonico sviluppo personale, la costruzione di una soggettività sana e di comportamenti adeguati; la promozione di risorse e abilità per affrontare le varie dimensioni della vita, dallo studio, agli affetti, ai problemi di salute, al lavoro; per costruire, mantenere relazioni, ripararle se occorre; per affrontare le sfide dell’esistenza, realizzare o ritrovare equilibri adattivi validi; per trovare nuova speranza nei momenti più difficili e rialzarsi nelle cadute….
Il concetto di “resilienza”, di cui tanto si parla, nasce dalle scienze psicologiche ed è uno dei target della nostra professione, che punta a sviluppare risorse adattive nelle persone, nelle famiglie, nelle organizzazioni, nelle comunità.
Le grandi così come le piccole sfide, e la pandemia è stata una grande sfida, chiamano in causa la dimensione psicologica, individuale e collettiva, sia sul versante della promozione delle risorse che su quello dell’ascolto del disagio. Serve una “rete” in grado di potenziare la resilienza e di contenere il disagio. Anche perché tutto il Paese si è reso conto che la crisi sanitaria è diventata anche una emergenza psicologica.
Non starò qui a ripetere cose che abbiamo già evidenziato al Governo in questi mesi, con dati e cifre dettagliate: ovvero la mancanza nel nostro Paese di questa “rete” per lo sviluppo e l’assistenza psicologica, la carenza degli Psicologi nel SSN, la sostanziale assenza di queste risorse professionali negli snodi del tessuto sociale: scuola, servizi sociali, sostegno al lavoro…. nonostante che molte normative, si pensi solo ai nuovi LEA, lo prevedano. La necessità ed i vantaggi, anche economici, della loro presenza.
La parola “psiche” nella etimologia greca si riferisce al “respiro”, un aspetto che diamo per scontato, respiriamo senza quasi farci caso, ma quando il respiro va in affanno sono guai, ne tocchiamo tutta l’importanza. Così come possiamo sentirci meglio quando abbiamo un buon respiro, toccare con mano come il respiro cambia in nostro modo di sentirci, di essere, di funzionare. Questa è una ottima metafora del grande ruolo della dimensione psichica e la sua straordinaria importanza.
Voglio sottolineare come l’intera Comunità professionale si è posta al servizio del Paese nella pandemia, non solo con il lavoro – spesso puramente solidale – di migliaia di Psicologi, ma facendo proposte puntuali per l’emergenza e la ripresa. Abbiamo fatto sintesi tra tutti i soggetti della professione per definire analisi e proposte comuni. Ma anche tra le diverse professioni, riunite nella Consulta sanitaria e tutte quelle riunite nel CUP con il Manifesto unitario.
Riservandoci di far pervenire una memoria delle nostre precise proposte, voglio qui solo sottolineare alcuni punti:
- La necessità di prevedere nel Decreto Rilancio un rafforzamento e messa a sistema della rete psicologica pubblica, soprattutto nel Sistema Sanitario con riferimento ai LEA, al Piano delle Cronicità, alle cure primarie nella prospettiva, così come – per l’immediato – per rispondere alle situazioni più problematiche create dalla pandemia. Oggi incredibilmente non c’è una parola per l’aiuto psicologico ai sopravvissuti, alle famiglie delle vittime, agli Operatori, alle situazioni più fragili.
- L’importanza di attuare i punti qualificanti del Documento Rilancio su “Individui e famiglie”, sul potenziamento del Welfare di prossimità, il “bonus” per l’aiuto psicologico, il sostegno alle persone rese vulnerabili, la promozione della parità di genere e le risorse per bambini, ragazzi e giovani…..
Il Paese ha molto bisogno di sviluppare le sue risorse psicologiche, con politiche che svolgano la doppia funzione di intercettare e abbassare il disagio – perché incide negativamente sugli atteggiamenti, i comportamenti, la capacità di ripresa, la salute – e di mettere in campo azioni diffuse di sviluppo della resilienza e delle abilità di vita.
Il disagio diffuso nasce dall’emergenza sanitaria ma si riverbera poi sull’economia e sul lavoro e ne accentua i problemi in un circuito negativo che va spezzato.
Penso in questo momento a tre situazioni, tre mie esperienze umane e professionali.
La giovane mamma che soffre di attacchi di panico e mi chiama perché cerca invano un sostegno psicologico nel pubblico e non lo trova, l’infermiera di Bergamo, che mi conosce perché la mia famiglia d’origine viene da lì, che nel suo ospedale non ha psicologi per farsi aiutare, il presidente di una cooperativa di servizi che ha i lavoratori sull’orlo di una crisi di nervi… tutte situazioni che avrebbero diritto ad una risposta, scientificamente efficace e definita nel tempo. Non possiamo continuare a pensare che questi bisogni siano un lusso o affidarli solo alle risorse economiche di chi ha i problemi… ma devono entrare, in modo coerente e programmato, nelle politiche per la salute, lo sviluppo, l’educazione, il lavoro, il welfare.
La ripresa economica passa anche da questo. La crisi è sempre opportunità, cogliamola.