17 febbraio 2020 – La Sapienza ricorda Adriano Ossicini nel primo anniversario della sua morte.
Testo integrale del discorso della vice presidente CNOP Laura Parolin
«Mi fa davvero piacere essere qui oggi, in quanto nuova vice-presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e parte dell’esecutivo coordinato dal presidente dott. Lazzari con Segretario dott. Calvani e tesoriera la dott.ssa Quaquero.
Mi fa piacere perché la storia di vita di Adriano Ossicini è quella del suo impegno antifascista, della sua incrollabile dedizione alla difesa degli ideali di democrazia e di libertà. Ma non solo.
Adriano Ossicini è stato colui che ha davvero creduto nella “rivoluzione della psicologia” facendosi promotore della legge 56 che il 18 febbraio 1989 ha finalmente ordinato la professione di psicologo. Una rivoluzione copernicana che è stata frutto di più di vent’anni di lotte parlamentari e di lavoro di mediazione tra l’Ordine dei medici, le società psicoanalitiche e gli allora già numerosi psicologi.
Ma la “rivoluzione della psicologia” è passata anche dall’impegno inesauribile di Ossicini per la formazione che nel 1971 lo vede tra i fondatori del primo Corso di Laurea in Psicologia alla Sapienza dove, instancabile, esprimerà per decenni la sua passione per l’insegnamento e dove, come egli stesso disse in un’intervista di qualche anno fa rilasciata a Gabriella De Intinis, poteva davvero dare voce alla sua “creatività”, citando le sue parole, dare voce a qualcosa che “si lega ad un discorso esistenziale, a come uno si sente nell’universo, all’accettazione della fine e del principio, del finito e dell’infinito.”
Voglio condividere con voi questa foto, che ritrae il primo atto del nuovo direttivo nella sua prima uscita dedicata proprio a riconoscere il valore, la memoria e il contributo di Adriano Ossicini padre dell’Ordine degli Psicologi. Il 10 febbraio giorno del nostro insediamento abbiamo posto una corona d’alloro sulla sua tomba al Verano, anche in considerazione del fatto che oggi ricorre il primo anniversario della sua scomparsa. La corona reca la scritta “Ad Adriano Ossicini, l’Ordine da lui voluto”. Come ricordato dal presidente Lazzari “per costruire il futuro, dobbiamo aver chiaro da dove veniamo”.
Senza dubbio, il Consiglio Nazionale terrà viva la stessa passione e lo stesso impegno di Ossicini per la nostra professione, un impegno che mai può prescindere da un’attenzione e una cura della formazione. Perciò oggi vorrei approfittare di questa occasione per riflettere con voi su alcuni aspetti cruciali, presenti nel nostro programma di lavoro.
La nostra professione assiste infatti a un altro passaggio storicamente significativo, una nuova rivoluzione copernicana.
Sicuramente l’accumulo di sempre più numerose evidenze scientifiche ha messo davvero la psiche al centro della vita, così come l’aver maturato un’attenzione differente ai bisogni sociali ha messo al centro l’esigenza che abbiamo di psicologia.
Ma la rivoluzione di cui parlo, come le rivoluzioni più importanti, non fa solo rumore, ma piuttosto entra nella nostra quotidianità, nel nostro modo di essere (e diventare) psicologi.
Mi riferisco al processo che ha preso il via dalla legge 3 del 2018, che ha collocato la nostra professione all’interno delle discipline a tutela della salute.
Tutela della “salute” significa fare nostro un compito costituzionale nella sua dimensione biopsicosociale. Questo rappresenta un tassello di grande rilevanza culturale, normativa e operativa, che comporta una serie importante di ricadute (e sfide!) per la professione che hanno a che fare con le sue stesse radici, ovvero la formazione universitaria.
Consapevoli di questo, il programma di lavoro del CNOP dei prossimi quattro anni si muove verso un maggior coinvolgimento per quanto riguarda la formazione per rispondere alle richieste del mondo professionale.
Un primo punto riguarda infatti lo strutturare un’interlocuzione virtuosa autorevole e competente con le istituzioni ma anche con i cittadini e la società nel suo complesso. In questa prospettiva, è importante mettere al centro la cura di un dialogo con le Università e i suoi luoghi di rappresentanza.
Tutte le professioni connesse alla tutela della salute hanno infatti una normativa specifica che fa sì che gli accessi siano programmati o regolati in relazione al fabbisogno e al mercato del lavoro, così come in relazione alle esigenze dei corsi di studio che devono essere prevalentemente operativi e professionalizzanti, con una parte pratica e applicativa rilevante, non scindibile da quella teorica ed empirica.
Per questo motivo, il Consiglio Nazionale partirà dal documento sullo standard formativo del 2019 per dare il via ad un dialogo inter-istituzionale rispetto a temi urgenti come la diminuzione delle numerosità delle classi di Psicologia e una maggiore rilevanza degli aspetti di pratica e laboratorio, e in generale all’implementazione dell’offerta universitaria post lauream, in particolare di quella specialistica come opportunità e risorsa concreta per tutta la professione.
Penso anche al tirocinio post lauream e all’esame di stato che devono essere organizzati in modo uniforme sul piano nazionale: abilitare alla professione significa davvero accertare il possesso di quelle conoscenze e competenze che ne costituiscono i prerequisiti.
In quest’ottica anche il coinvolgimento degli studenti di Psicologia, valorizzando e potenziando la Consulta degli Studenti, così come delle scuole di psicoterapia è per il Consiglio Nazionale una priorità.
Un ulteriore aspetto, non meno importante, riguarda il rapporto con la terza missione che integra e amplia le attività tradizionali di ricerca e didattica dei dipartimenti di psicologia, in un’ottica di valorizzazione della ricerca e delle attività di produzione di beni pubblici sociali e culturali. Insieme in rete si possono potenziare le operazioni di public engagement, vale a dire tutte le attività senza scopo di lucro che possono avere un valore educativo, culturale e di sviluppo sociale svolte a beneficio di tutta la comunità professionale per favorire la promozione e la tutela degli psicologi.
In questa direzione il CNOP vorrebbe valutare la possibile apertura di tavoli di lavoro con i rappresentanti dell’area della terza missione in psicologia per condividere i risultati applicativi degli ambiti di ricerca e di eccellenza di tutti i dipartimenti. In questo modo sarà davvero possibile anche restituire valore alla ricchezza della ricerca presente nelle università italiane.
Credo allora davvero che la sfida di oggi sia quella di riconoscere l’importanza del contributo di Ossicini, e del valore della nostra professione, rileggendolo all’interno di un paradigma più ampio.
Diventare psicologi oggi significa accettare la sfida di una professione che non si occupa solo della sofferenza, ma che lavora per costruire un modello di analisi dei bisogni e di risposta in grado di contemplare problemi e risorse, momenti riparativi e preventivi, standard di valutazione e complessità di ogni singolarità, all’interno di una logica di “riconoscimento” e di rispetto dell’altro.
Mi avvio a concludere lasciandovi nella certezza che la giornata di oggi, grazie alla ricchezza dei contributi che seguiranno, aprirà spazi di riflessione stimolati dalla testimonianza di vita di Adriano Ossicini.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro un buon proseguimento, ricordando, come scriveva Calvino, che “chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio”, perciò: buon ascolto a tutti!».