Le evidenze scientifiche: la psiche al centro della vita
La letteratura scientifica nell’ultimo scorcio del XX secolo e in questi ultimi anni ha offerto dati di grande portata, che mostrano l’importanza della dimensione psicologica nella vita degli individui e nei vari livelli e ambiti (coppie, famiglie, comunità, organizzazioni, ecc.) in cui si articola la società.
Le scoperte sulla interazione tra geni ed esperienze, sulla interdipendenza tra processi biologici e psicologici, sul ruolo modulante della psiche nel costante rapporto tra individuo e contesto, sul ruolo della soggettività psichica nel comportamento e negli equilibri adattivi pongono con forza la dimensione psicologica al centro della vita umana e cambiano alla base il paradigma scientifico e culturale di riferimento che ha dominato gran parte del XX secolo.
Il dualismo ontologico mente-corpo o il riduzionismo della psiche ai processi cerebrali appaiono oggi più il portato di visioni culturali piuttosto che la sintesi delle evidenze scientifiche.
Basti pensare al peso degli aspetti squisitamente psicologici nello strutturare l’organizzazione individuale nell’infanzia e nelle fasi di passaggio della vita, al ruolo che questo gioca nei percorsi e capacità adattive, nella crescita umana, nella qualità della vita, nella salute. L’espressione del “potenziale umano” di ogni persona – ovvero le possibilità di divenire consapevoli, di poter esprimere e sviluppare le potenzialità soggettive come essere umano – sono intimamente legate allo sviluppo e alle caratteristiche della dimensione psicologica.
I dati sul rapporto causale tra caratteristiche psicologiche e indicatori di vita e salute è significativo in tutte le fasi della vita e supportato non solo da ricerche ma ampi studi longitudinali ed epidemiologici.
Questo orizzonte lega in modo nuovo il tema delle dinamiche esistenziali, dello sviluppo delle risorse e potenzialità nei diversi ambiti della vita (relazioni, studio, lavoro, sport, ecc.), della qualità dei contesti, con quello del benessere e della salute, dando una cornice maggiormente unitaria ai molteplici ambiti di studio e lavoro dello Psicologo.
I bisogni sociali: una forte esigenza di Psicologia
Assistiamo sia ad una evoluzione del comune sentire e dei modelli culturali rispetto al tema salute che ad un cambiamento dei bisogni sociali (che sempre più richiedono una puntuale analisi di tipo psicologico): in entrambi questi aspetti si registra una forte spinta verso una maggiore attenzione al benessere psicologico.
Le persone che vedono il “benessere psicologico” – sintesi della capacità di buon funzionamento della dimensione psichica e del suo ruolo nella vita umana – come elemento cruciale per la salute e lo star bene sono più che raddoppiate dal 2008 al 2018 (vedi grafico 1).
L’analisi dei problemi relativi al contesto sociale indica il disagio psicologico tra i fattori più salienti, al punto che l’ultimo rapporto del World Economic Forum (Global Risks Report 2019) denuncia l’aumento di tali problematiche e le relative conseguenze su persone e società come una delle emergenze dell’umanità. Il “peso” (ed il costo economico) del disagio e disturbi psicologici è aumentato di anno in anno dal 1991 ad oggi, soprattutto nei Paesi a più alto reddito (Global Burden of Disease 2018), finendo per costituire il 32% della “disabilità” complessiva per problemi di salute nel mondo, metà della quale solamente per ansia e depressione. Il costo economico dei disturbi psichici è stimato dall’OMS in 16.300 miliardi di dollari nel 2030, più della metà del costo mondiale di tutti i problemi di salute (Bloom et al. 2011). Ciò è anche legato alle fasi della vita che sono interessate dai disturbi psichici (vedi grafico 2) e dal fatto che il disagio psicologico si traduce non solo in peggiori equilibri adattivi ma anche in patologie fisiche: un disturbo ansioso o depressivo aumenta dal 20% al 110% – a seconda della patologia – la probabilità di avere una malattia fisica (Scott et al. 2016).
Secondo una indagine nazionale (Ist. Piepoli per CNOP 2018) la presenza di situazioni di disagio psicologico che nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza [1] prevedrebbero una assistenza psicologica pubblica sono molto rilevanti (vedi grafico 3) e solo una persona su quattro interessata da queste situazioni riceve oggi quella risposta psicologica alla quale avrebbe diritto.
Questi dati poi non considerano tutte le altre numerose situazioni che richiederebbero di una competenza psicologica e che investono le diverse fasi della vita ed i diversi ambiti e contesti nella quale si svolge: basti pensare al contributo che la Psicologia può dare nella definizione delle politiche e degli interventi pubblici, nell’organizzazione e nelle politiche sociali, nella promozione e tutela dei diritti, nella progettazione degli spazi urbani, dei ritmi di vita, nel mondo del lavoro, nei contesti formativi, nella giustizia, nello sport, nella vita militare, nelle emergenze e così via.
Da un lato la società ha creato un contesto con grandi e crescenti potenzialità e realtà materiali e tecniche, dall’altro si sono complicate e rese problematiche le dinamiche psicologiche, anche a fronte di esigenze e sensibilità nuove. Paradigmatico il fatto che il termine “benessere” è scivolato da una connotazione prettamente soggettiva e psicologica sino ad indicare un livello economico e materiale. In realtà l’idea che benessere economico e psicologico siano linearmente collegati è ampiamente smentita in letteratura, così come l’idea – ampiamente diffusa nella politica – che la soddisfazione per la vita sia collegata strettamente a parametri socioeconomici o alla salute fisica: in realtà sono i livelli di benessere psicologico che determinano soprattutto il livello di soddisfazione per la vita della popolazione (vedi grafico 4).
Da questo quadro emerge come sia riduttiva una visione che colloca lo Psicologo esclusivamente come un operatore del disagio, della clinica, o dentro una visione “sanitaria” obsoleta. Risulta semmai vincente un modello di analisi dei bisogni e di risposta in grado di contemperare problemi e risorse, momenti riparativi e preventivi, standard di valutazione e complessità di ogni singolarità, dentro una logica di “riconoscimento”, rispetto e promozione che è propria della Psicologia e costituisce un grande e attuale contributo da valorizzare.