COSA È RIMASTO DELLE COMUNITÀ TERAPEUTICHE PER LA SALUTE MENTALE?
Il Gruppo Tecnico sulle Comunità Terapeutiche residenziali nella salute mentale attivato dalle società scientifiche interessate nell’ambito della Consulta delle Società Scientifiche presso il CNOP ha condotto una indagine su alcune regioni per evidenziare la presenza di professionalità psicologiche nelle Comunità terapeutiche estensive SRP2 in relazione alle loro finalità.
Emerge una diffusa criticità sulla figura dello psicologo/psicoterapeuta, spesso non sufficientemente considerata, in alcune realtà relegata ad un ruolo del tutto residuale se non addirittura assente.
Ciò che preoccupa è che emerge dalla disamina delle normative regionali una visione riduzionistica che finisce per semplificare la complessità e non in linea con un corretto approccio biopsicosociale: o troppo schiacciate su un rigido modello biomedico o all’opposto su un intervento marcatamente orientato su un paradigma ad impronta educativa/sociologica.
I pazienti ospiti nelle comunità terapeutiche, sia per adolescenti che per adulti, presentano un quadro clinico che rientra nell’alveo della psicopatologia che deve essere riconosciuta e adeguatamente trattata. Il rischio è di scambiare il “contenimento psichico” – che vuol dire accoglienza, holding, reverie, ascolto, mentalizzazione, fiducia, relazione, dedizione, incontro – per “contenimento fisico”, assistenza materiale, biologica, di mero “tamponamento” del sintomo, perdendo l’occasione di entrare in contatto con la dimensione intrapsichica dei pazienti, lasciati di fatto soli, senza poter comprendere come funzionano e cosa gli accade.
Il libro bianco e il manifesto sottoscritto da diverse realtà verranno presentati il 13 dicembre in occasione del Convegno “Cosa è rimasto delle comunità terapeutiche per la salute mentale?” che si terrà a Roma presso il Centro Congressi di via Cavour n. 50/a, con lo scopo di sollecitare una riflessione ed un cambiamento di rotta.
IMPEGNO PER LA TUTELA DELLA PROFESSIONE NEI TAVOLI NAZIONALI
Dall’insediamento del Consiglio Nazionale nel 2020, il CNOP ha posto grande attenzione sui temi della tutela della professione e dei confini professionali.
Ogni seduta di Consiglio, dal 2020 ad oggi, ha sempre avuto un punto all’ordine del giorno dedicato al tema, a tutti gli aggiornamenti in materia di lavori presso l’UNI, ente preposto al riconoscimento delle figure professionali non organizzate in ordini o collegi, e presso il Ministero Sviluppo Economico, l’ex MISE, ora MIMIT.
Il CNOP è presente su tutti i Tavoli UNI coinvolti nel riconoscimento delle professioni cosiddette “limitrofe” per la difesa delle competenze specifiche della professione, e per sollecitare anche le istituzioni preposte, come il Ministero della Salute, ad intervenire ogni qual volta si renda necessario ribadire che gli obiettivi di salute e benessere delle persone possono essere perseguiti attraverso approcci scientificamente fondati e basati sulla letteratura.
Un primo grande successo è stata la chiusura del Gruppo di Lavoro per il riconoscimento della figura di Counselor. Il CNOP e tutti i rappresentanti dei Consigli dell’Ordine regionali e provinciali hanno collaborato in modo compatto e unanime per sostenere che l’attività di counselling rientra a tutti gli effetti nella definizione dei cosiddetti atti tipici, e che quindi si stava configurando una sovrapposizione illegittima oltreché dannosa per la salute delle persone e della collettività.
Altri interventi di tutela sono stati necessari per altre figure proposte, come i grafologi, gli arteterapeuti, i professional organizer o i babywearing educator. Situazioni che cercano un riconoscimento professionale ma sulle cui denominazioni, competenze e/o attività è necessario prestare la massima attenzione e una continua attività di monitoraggio.
In questi giorni, i tavoli più impegnativi presso l’UNI vedono l’intervento corale dei rappresentanti del CNOP e di tutti gli Ordini territoriali e riguardano l’aggiornamento delle norme sul servizio di coaching e la definizione del mediatore familiare.
Su quest’ultimo tavolo UNI si sta lavorando alla definizione corretta delle attività che competono al processo di mediazione familiare già previste nel nostro ordinamento giuridico.
L’intervento dell’Ordine sulla norma servizio coaching, che ricordiamo è solo un aggiornamento di una regolazione esistente, ha permesso di escludere tutto ciò che poteva consentire invasioni di campo e trarre in errore la potenziale utenza, eliminando definizioni, e competenze ambigue, come life-coach e mental-coach.
È un processo ancora in corso, che il CNOP, in sinergia con gli Ordini territoriali, continuerà attentamente a monitorare.